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Storia di Procida



Procida, isola del Tirreno, è situata all' imbocco del Golfo di Napoli, fra Ischia (a ovest) e Capo Miseno (a est).

Con i suoi 4 chilometri quadrati di superficie, è la più piccola tra le consorelle Ischia e Capri, ma conta quasi 11.000 abitanti(procidani.

Ad ovest di Procida e collegato a quest'ultima tramite un ponte, guardando verso Ischia, si erge l'isolotto disabitato di Vivara, completamente ricoperto di macchia mediterranea.

Procida è di origine vulcanica, e si possono tuttora riconoscere nei suoi tipici golfi a mezzaluna, le tracce degli antichi crateri(le fonti parlano di 5 o 7 crateri); il suolo è costituito da tufi giallastri in profondità e da uno strato di tufo grigio in superficie.

Raggiunge un'altezza massima di 91 mt ed è quindi piuttosto piatta; ma i vivacissimi abitati con le case policrome, la ricca vegetazione entro cui si fonde una tipica architettura mediterranea spontanea, il mare limpido e splendente, e le belle rocce costiere, generano scorci paesaggistici di raro fascino,e ne fanno un'apprezzata meta turistica. Per ammirare la sua bellezza, per gustare quegli spettacoli trasfusi nell'arte, nella letteratura, nei tanti film quivi girati, bisogna girovagare per le sue stradine, per i suoi vicoli.

La penna può solo in parte descrivere lo splendido spettacolo che si presenta a chi sbarca sull'isola, ma può ravvivare le vicende storiche, politiche, ecclesiastiche del passato.




Le origini del nome dell'isola si perdono tra realtà e leggenda. Tra le ipotesi più suggestive c'è quella che fa derivare il nome Procida dal greco "prochetai" cioè giace; infatti se si guarda attentamente la morfologia dell'isola ci si accorge che essa sembra giacere coricata e sdraiata nel mare. Altri ancora fanno derivare il nome da quello di una nutrice di Enea di nome Procida, che quivi fu da lui sepolta.

Le prime notizie su Procida risalgono, secondo le testimonianze più attendibili, all'VIII secolo A.C. quando, provenienti dall'isola di Eubea, i coloni Calcidesi vi approdarono con il loro bagaglio culturale, in campo artistico e culturale.

E' poi la volta dei Romani che alle isole flegree preferirono la terraferma come sito di villeggiatura, in quanto la loro natura vulcanica mal si prestava alla grandiosità costruttiva dell'architettura romana. Soltanto Capri, per le sue rocce calcaree, ebbe l'onore di assurgere a sede imperiale.

Durante l'alto medioevo, l’isola fu frequentemente battuta dai pirati saraceni che razziarono gli abitanti. Tra le incursioni più devastanti si ricordano quelle dei corsari musulmani capitanati da Barabarossa.

E proprio ad una delle tante incursioni saracene è legata la leggenda di San Michele Arcangelo, divenuto poi patrono dell'isola. Dopo le incursioni saracene le coste dell'isola si riempirono di torri di guardia e le tipiche case rurali sparse nell'entroterra isolano e quelle costiere dei pescatori vennero abbandonate per il più sicuro promontorio della Terra Murata(precedentemente detta Terra Casata poiché in quest’area si riunivano le case dei procidani per meglio difendersi dalle incursioni Saracene) che, con i suoi 91 m di altezza, costituiva l'unico punto difendibile dell'isola.

Qui i pocidani ricavarono nel tufo le loro abitazioni, innalzarono argini e scavarono fossati. L'economia del luogo mutò, per esigenze difensive, da marittima in rurale. Durante il giorno così, i procidani si recavano ai vicini campi per rientrar al calar del sole o al suono della campana d’allarme.

Nel basso medioevo, Procida ebbe propri signori feudali: Giovanni da Procida dal 1210 al 1258, i Cossa 1339-1529 e i d'Avalos dal 1530 al 1729, cui seguirono i Borboni.

Le acque di Procida furono inoltre teatro, nel luglio 1552, d'una spedizione navale nel corso della quale gli Ottomani catturarono sette galee a una squadra napoletana agli ordini di Andrea Doria.

L'isola passata alla corona napoletana nel 1644, fu occupata tre volte dagli inglesi: nel 1799, durante la Repubblica Partenopea; dal 1806 al 1809 nel periodo francese contro Giuseppe Bonaparte e G.Murat e nel 1813 nel corso delle guerre antinapoleoniche.

La successiva storia di Procida non segue un corso particolare, ma è legata per lo più alle vicende di Napoli.





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